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Diagnostica

Dipendenza da sedativi o ipnoinducenti secondo l’ICD-10 (F13)

La diagnosi di dipendenza da sedativi o ipnoinducenti secondo l’ICD-10 è formulata se, nel corso dell’ultimo anno trascorso, alla persona è capitato tre o più volte di:

  • provare un desiderio intenso, o una sorta di costrizione, a consumare il medicamento («craving»);
  • non riuscire, o solo in parte, a controllare l’inizio e la fine del consumo, così come la quantità di medicamento assunto (perdita di controllo);
  • essere colpita da sindrome da astinenza nel caso abbia interrotto o ridotto il consumo;
  • abbandonare gradualmente qualsiasi altro interesse personale concentrandosi esclusivamente sul consumo della sostanza; riservare un tempo sempre maggiore delle sue giornate a reperire, consumare la sostanza o riprendersi dai postumi;
  • continuare a consumare la sostanza malgrado dimostrazioni inequivocabili delle conseguenze negative, quali cadute e peggioramento delle funzioni cognitive.

Disturbo legato al consumo di sostanze: i criteri diagnostici secondo il DSM-V

La quinta versione del «Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali» (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, DSM-V), pubblicato dall’Associazione statunitense di psichiatria (APA) nel 2013, introduce una nuova classificazione. Rinunciando a distinguere tra abuso e dipendenza, propone 11 criteri per determinare se vi sia un disturbo, da moderato a grave, legato al consumo di sostanze (Rumpf & Kiefer 2011). Se nei 12 mesi precedenti la persona si è trovata in due o tre di queste situazioni, il disturbo può essere considerato di intensità moderata; se si è trovata in quattro o più di queste situazioni, il disturbo è grave. Questi gli 11 criteri:

  • consumo ripetuto della sostanza, che porta al fallimento di impegni importanti (scolastici, professionali o famigliari);
  • consumo ripetuto della sostanza in situazioni in cui può causare danni fisici;
  • consumo ripetuto della sostanza, nonostante problemi sociali o interpersonali costanti o ricorrenti;
  • sviluppo di un’assuefazione, che richiede un forte aumento della dose per ottenere gli stessi effetti (la stessa dose ha, col tempo, un effetto ridotto);
  • il consumo della sostanza attenua o elimina i sintomi di astinenza;
  • la sostanza è consumata in quantità maggiori o più a lungo del previsto (perdita di controllo);
  • desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare il consumo della sostanza;
  • molto tempo perso per procurarsi la sostanza, per consumarla o per riprendersi dai suoi effetti;
  • abbandono o limitazione di importanti attività indotto dal consumo della sostanza;
  • desiderio estremamente forte, o sorta di costrizione, di consumare la sostanza («craving»).

In caso di assunzione prolungata a dosi ridotte, sovente i criteri di dipendenza secondo l’ICD-10 o il DSM-IV (così come quelli di disturbo legato al consumo di sostanze secondo il DSM-V) non corrispondono. Occorrerà attendere per vedere se il nuovo elenco di criteri permetterà di individuare un maggior numero di casi di consumo prolungato e problematico di benzodiazepine e farmaci analoghi. Anche se la dose prescritta non consente un aumento continuo e quindi non subentra alcuna «perdita di controllo», né la persona deve perdere tempo per reperire la sostanza o per recuperare dai postumi del consumo, diversi studi hanno dimostrato che, anche nel caso di dosi ridotte, quando l’assunzione viene interrotta dopo un lungo periodo possono apparire i sintomi tipici di una sindrome di astinenza (in merito, rinviamo anche alla scheda Prevenzione dell’abuso e della dipendenza). Per meglio identificare il fenomeno della dipendenza da dosi ridotte, Holzbach ha proposto un modello in tre fasi (Holzbach 2010), successivamente esteso a cinque (cfr. Deutsche Hauptstelle für Suchtfragen, anno di pubblicazione non menzionato).

Fonti

  • Dilling H, Mpmbour W, Schmidt MH (Hrsg.). Internationale Klassifikation psychischer Störungen. 8. Auflage; Bern: Verlag Hans Huber; 2011.
  • Rumpf HJ, Kiefer F. DSM-5: Die Aufhebung der Unterscheidung von Abhängigkeit und Missbrauch. Sucht 2001; 57: 45-48.
  • Holzbach, R. Benzodiazepin-Langzeitgebrauch und -abhängigkeit, Fortschr. Neurol. Psychiat. 2010; 78: 425-434.
  • Deutsche Haupstelle für Suchtfragen. Niedrigdosisabhängigkeit. http://www.medikamente-und-sucht.de/behandler-und-berater/medikamentensicherheit/missbrauch-und-abhaengigkeit/niedrigdosisabhaengigkeit.html, sito consultato il 27.05.2019.

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