Professionisti: Alcol e medicamenti

Esempio pratico

Seguendo un esempio concreto – una struttura di cure della città di Zurigo, che impiega oltre 80 collaboratori e offre i suoi servizi 24 ore su 24 – in questa scheda spieghiamo come elaborare un piano di intervento precoce in una casa di riposo, partendo dalla richiesta della persona responsabile fino alla realizzazione del progetto. Le citazioni che figurano all’inizio dei diversi capitoli si riferiscono al progetto zurighese.

La direzione della struttura di cure si rivolge a un centro di prevenzione delle dipendenze, poiché vorrebbe elaborare un piano per promuovere, tra il suo personale, il ricorso al depistaggio anticipato e all’intervento precoce. Durante questo primo contatto telefonico, la direzione chiede al centro di prevenzione un aiuto per preparare il progetto e per avviare le necessarie misure di accompagnamento. Sembra nutrire grandi aspettative nei confronti degli esperti esterni, poiché presuppone che tutti i documenti già elaborati dal centro di prevenzione possano essere facilmente adattati alla struttura di cure e si possa immediatamente metter mano alle eventuali modifiche. Ha già qualche idea in merito alla costituzione di un gruppo di lavoro, nel quale riunire le diverse persone di riferimento (il responsabile delle cure, nonché i responsabili dei reparti e della parte alberghiera).

«Nelle cure a domicilio l’alcol può essere presente in molti modi. Talvolta è quasi impalpabile.»

La situazione iniziale è la seguente: la struttura di cure è una tipica organizzazione di servizi, suddivisa in diversi reparti. Impiega circa 80 collaboratori e conta 170 ospiti, tra i quali vi sono anche persone con problemi di dipendenza da sostanze. Il documento nel quale la struttura di cure descrive i suoi obiettivi afferma in termini chiari che ogni individuo è unico, e che come tale va rispettato, nelle sue particolarità e nella sua autonomia.

L’esperta nella prevenzione delle dipendenze cerca di capire quali vorrebbero essere gli obiettivi del piano previsto. Le viene spiegato che negli ultimi tempi diversi responsabili di servizio si sono lamentati, a più riprese, dell’impegno eccessivo che comportano certi ospiti con problemi di dipendenza i quali inoltre, sovente, presentano anche i danni alla salute che derivano dal consumo di sostanze. La direzione, d’altra parte, vorrebbe affrontare la questione del depistaggio anticipato anche perché stimolata da un sondaggio in corso tra le case di riposo.

L’esperta spiega l’importanza di adottare un piano su misura per la struttura di cure. L’argomentazione secondo la quale un piano può essere implementato a lungo termine solo tenendo conto delle circostanze particolari della singola struttura di cura e solo con l’appoggio di tutto il personale, ciò che implica un approccio partecipativo, convince la direzione. Occorre pertanto avviare un processo interno, che inizi con la formazione di un gruppo di lavoro nel quale siano rappresentati tutti i livelli gerarchici. Si redige poi di comune accordo un elenco degli interlocutori importanti (medico della casa, assistente sociale, centro di consulenza ecc.). Si addotta così un approccio reticolare e si inizia a riflettere su chi dovrebbe essere coinvolto nel processo, con quale funzione e quando.

Insieme alla persona responsabile delle cure, la direzione riunisce tutti i documenti interni importanti. In questa prima fase ci si accorda sugli obiettivi e sulla procedura da seguire. Di questo e di altri aspetti si prende nota in un accordo scritto tra la direzione e l’esperta esterna. Vengono inoltre predefinite le diverse tappe nelle quali si articolerà il progetto.

La direzione e l’esperta chiariscono in seguito gli elementi indispensabili per un piano di intervento precoce:

  • accordarsi su una posizione comune
  • stabilire quali saranno i partner per la collaborazione interna e esterna
  • elaborare un piano d’azione su misura
  • creare e adattare strumenti di vario tipo (strumenti di depistaggio, formulari in cui annotare le osservazioni, linee guida per i colloqui con gli ospiti ecc.)
  • ampliare le competenze di tutte le persone coinvolte mediante corsi di formazione
  • trasmettere con regolarità a tutta l’équipe le informazioni sul progetto in corso e sui diversi risultati intermedi raggiunti
  • verificare periodicamente il progetto in corso e, se occorre, adattarlo
  • integrare il progetto in processi già esistenti (ad es. sistema di gestione della salute)

La direzione si rende conto delle necessità che pone il progetto in termini di tempo e interviene per liberare le risorse necessarie. Nel corso della fase iniziale capisce inoltre che la gestione del progetto andrebbe affidata alla persona incaricata della formazione interna, che ha le competenze necessarie per avviare i cambiamenti e dare loro forma (change management).

Si procede passo dopo passo, pianificando man mano e favorendo così un approccio su misura. La casa di cura può inoltre sollecitare la consulenza esterna in modo mirato. Attraverso Intranet, tutto il personale viene informato regolarmente sugli scopi del progetto, i contenuti e la durata approssimativa.

«Il consumo di sostanze può assumere aspetti anche molto diversi, e altrettanto diversi possono essere gli approcci del personale curante.»

All’inizio di questa fase viene organizzata una giornata di incontro per decidere una linea comune, alla quale partecipano, oltre al gruppo di lavoro, anche membri della direzione e rappresentanti del personale. L’obiettivo è analizzare il problema come si presenta in quel momento e proporre un itinerario da seguire. L’esperta esterna informa dapprima sul problema della dipendenza da sostanze in età avanzata e sui possibili effetti degli interventi. Modera in seguito il momento di analisi e di riflessione comune e accompagna la formulazione delle linee guida che saranno seguite. In questa fase occorre soprattutto costruire un consenso attorno al compito di prevenzione sul quale la struttura di cure sta riflettendo.

«È stato durante le discussioni che ci siamo resi conto di quanto fossero diversi gli atteggiamenti di ognuno all’interno dell’équipe di direzione.»

La discussione richiede tempo e non è mai veramente terminata. Ma i punti fondamentali delle linee guida che verranno adottate sono definiti nel corso di questa fase. Sono discussi, ad esempio, i casi in cui:

  • la dipendenza da sostanze limita l’autonomia della persona;
  • il personale si sente spinto a parlare con l’ospite che presenta un modello di consumo problematico, se non persino una dipendenza da sostanze, per permettergli, nella misura in cui lo desideri, di accedere a una terapia adatta;
  • il personale desidera intervenire nei confronti di un ospite che presenta un consumo problematico di alcol, per suscitare un cambiamento di comportamento (con l’aiuto, ad es., del modello transteoretico);
  • occorre assistere nel modo opportuno un ospite che presenta una dipendenza cronica, così da stabilizzare la situazione e ridurre al minimo i possibili danni.

Alla fine del processo durante il quale sarà decisa la linea comune da adottare, il gruppo di lavoro definisce gli obiettivi futuri e le fasi ulteriori.

In questa fase il lavoro viene portato avanti a gruppi. Un primo gruppo si concentra sulla formulazione finale delle linee guida. Un ulteriore campo d’intervento è l’elaborazione di una pianificazione generale, sulla base di documenti modello messi a disposizione dell’esperta esterna. Un altro gruppo si occupa degli strumenti, e un altro ancora della formazione. Le questioni concernenti la collaborazione sono invece delegate alla direzione.

«Per affrontare situazioni così complesse occorre un supporto esterno.»

In questa fase, più lunga, i gruppi procedono in modo indipendente. La direzione esplora la questione della collaborazione e organizza un incontro con il medico della struttura di cure, il centro di consulenza sulle dipendenze e i servizi sociali. Chiarisce inoltre la questione delle interfacce. Il tema viene affrontato anche all’interno della commissione che riunisce i rappresentanti di diverse strutture di cura, allo scopo di concludere accordi di collaborazione.

Si preparano i corsi di formazione per il personale e, se occorre, si acquistano gli strumenti necessari (ad es. per svolgere un colloquio mirato di sostegno con l’ospite). Il gruppo di lavoro non dimentica l’importanza di informare regolarmente il personale attraverso la rete interna (Intranet). In questo modo tutta l’équipe ha costantemente accesso ai risultati più importanti del progetto in corso.

Il gruppo di lavoro chiede ad esperti esterni di valutare questi risultati. Gli esperti constatano, in generale, un maggior coinvolgimento del personale e un netto miglioramento delle conoscenze e delle competenze di intervento.

L’esperta esterna, che ha accompagnato l’intero processo, redige infine delle conclusioni, così da non perdere di vista uno degli obiettivi, ossia fare della struttura di cure un’organizzazione in grado di apprendere (learning organisation). In tal modo è possibile completare le risorse interne già disponibili e assistere, nel contesto quotidiano al quale sono abituati e nel modo più adatto e competente, gli ospiti con problemi di dipendenza.

«Il processo ha suscitato nel personale un atteggiamento completamente diverso. Il fatto di aver discusso una linea comune sull’acquisto di alcol e l’introduzione, a livello di formazione, dello schema che riassume le diverse fasi della procedura da adottare, hanno contribuito ad allentare le tensioni.»

La collaborazione interna e esterna suscita momenti di incontro e corsi di formazione. Da un lato, sono presentati tutti i documenti prodotti e le diverse sequenze della procedura che sarà applicata; dall’altro, singole collaboratrici e singoli collaboratori selezionati a questo scopo acquisiscono le competenze necessarie per osservare e intervenire in modo sistemico.

Il gruppo di lavoro valuta il progetto e definisce le responsabilità per fare in modo che l’intera équipe continui a tenere conto anche di questo tema. La persona alla quale era stato affidato il progetto iniziale, che può assumere diverse posizioni nella routine quotidiana della struttura di cure, è incaricata di rivedere i documenti entro un anno e, se necessario, di modificarli. Inoltre è responsabile dei corsi di formazione periodici per i nuovi assunti.

Ora tutte le collaboratrici e tutti i collaboratori si sentono parte di una rete, conoscono gli strumenti ai quali ricorrere nel loro lavoro quotidiano per affrontare questo tipo di problema e sanno, se occorre, a quali esperti rivolgersi. Conoscono anche le singole fasi procedurali e sono ben consci dei limiti di quanto può, o non può, essere fatto.

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