La terapia con agonisti oppioidi (TAO) può presentare alcune difficoltà. Le persone alle quali è destinata sono in parte considerate esigenti, brusche, renitenti e piuttosto complicate da trattare (Strasser/Vogel 2021). In generale, conoscenze di base sull’interazione tra curante e paziente facilitano la cooperazione terapeutica; sovente sono la condizione imprescindibile che permette di avviare finalmente un trattamento adeguato (Strasser/Vogel 2021). In generale, il terapeuta è tenuto a mantenere un atteggiamento di rispetto e di empatia, a sospendere il giudizio, a cercare di attivare le risorse del paziente e a promuoverne le competenze (Stohler/Dürsteler-MacFarland 2003). Tuttavia, il crescente invecchiamento delle persone che seguono una TAO solleva anche alcuni problemi specifici, ad esempio (Dürsteler-MacFarland/Schmid/Vogel 2009; Hinze 1994; Strasser/Vogel 2021):

• se il curante incaricato della TAO è molto più giovane del paziente, questi può far fatica ad accettare le regole che gli vengono poste o i consigli che gli vengono dati;
• la necessità di confrontarsi con temi quali la propria età, ma anche temi quali la morte (da parte del curante).

Alla persona incaricata della TAO si raccomanda di:

• avere conoscenze di base sull’interazione tra curante e paziente;
• apprendere tecniche utili quali il colloquio motivazionale («motivational interviewing» o MI);
• coinvolgere persone esperte nella presa a carico di questo tipo di pazienti e rivolgersi a servizi specializzati, così da adottare un approccio terapeutico integrativo.

Temi che possono emergere nel corso della terapia (la lista non è esaustiva):

• stigmatizzazione
• solitudine
• lutto per occasioni mancate o per persone care che sono decedute
• paura di subire altre perdite
• declino delle capacità fisiche e mentali
• paura di morire
• rabbia e frustrazione